Lo scopo principale dell’Associazione è il volontariato svolto presso tutti i reparti pediatrici dell’Ospedale Civile di Brescia e dell’Ospedale di Manerbio, attraverso un’attività ludica e divertente, che definiamo di clown di corsia. Ogni domenica pomeriggio, sulla base di turni concordati, cerchiamo di portare un po’ di sorrisi, di giochi e di leggerezza all’interno di situazioni disagevoli e di temporanea sofferenza, quali sono i reparti di degenza ospedaliera.
Un bimbo ricoverato in ospedale, o in transito presso il pronto soccorso pediatrico, oltre che soffrire per il proprio malanno, si trova in una situazione di disagio ed insicurezza poiché in un ambiente nuovo e diverso dal suo mondo abituale, viene sottoposto a continue intrusioni da parte di medici e infermieri; percepisce la preoccupazione dei genitori, ha paura ed è privo di elementi rassicuranti e stimolanti.
Il clown offre garbatamente ad ogni bimbo ricoverato, a seconda della situazione, della malattia, dell’età e del reparto ospedaliero, un mini spettacolo di magia, giocoleria, bolle di sapone, gags o anche solo di intrattenimento cercando di coinvolgere anche parenti, visitatori e personale ospedaliero, creando insieme a loro un momento di divertente evasione e sorpresa, di stimolazione alla curiosità e al gioco.
Un naso rosso, un trucco leggero, un camice colorato e vivace e un atteggiamento buffo ed impacciato, creano subito un’aspettativa di divertimento e riso. Il camice palesemente diverso da quello dei veri dottori, e comunque utilizzato anche per sdrammatizzare una possibile fonte di ansia nel bimbo ricoverato, unito alla figura del clown, creano un personaggio divertente e nuovo che, nella maggior parte dei casi, viene percepito istintivamente dal bimbo come un qualcosa di positivo e probabile fonte di divertimento. Per un piccolo paziente è importante continuare a giocare e sorridere anche quando la sua vita viene stravolta da eventi imprevisti e il suo “mondo bambino” viene sostituito dal “mondo sanitario“. Giocare per un bimbo malato non significa stare alla larga da un’esperienza difficile quale è la malattia, ma è il tentativo di affrontarla in un modo meno traumatico e con gli strumenti che egli meglio conosce. Attraverso il gioco il bambino esprime i propri stati d’animo, le paure, le emozioni. Il gioco è per lui strumento indispensabile per la crescita intellettiva ed attraverso di esso impara ad affrontare e a vivere in modo adeguato le diverse situazioni della vita.
Spesso quando si parla di volontariato si pensa a persone “eccezionali” impegnate in grandi e affascinanti progetti attuati magari in terre lontane. Molti si sentono piccoli, incapaci e impossibilitati di fronte a gesta grandiose e a scelte di vita che appaiono ai più estreme e coraggiose. Ma esistono forme di volontariato anche più silenziose, piccole e meno appariscenti, e comunque utili e gratificanti anche per chi le realizza. I volontari donano tempo, energie, impegno, ma ricevono in cambio tante emozioni che arricchiscono e ripagano tutto il loro lavoro. Fare il clown di corsia diverte innanzitutto gli stessi volontari che in questo modo riescono meglio a trasmettere un messaggio positivo. Purtroppo nessuno di noi si può in realtà definire clown e nemmeno dottore. Non è sufficiente mettere un naso rosso per essere sicuri di riuscire a fare del bene e a farlo al meglio. Sappiamo che l’arte del clown è complessa e non suscita nello spettatore solo risate. Sappiamo anche che in situazioni di sofferenza, disagio o emergenza, è un’arma potenzialmente pericolosa se messa nelle mani sbagliate. L’intervento del clown non deve essere basato unicamente sulla comicità, come sostenuto correttamente dalla dottoressa Alessandra Farneti, docente di Psicologia dello sviluppo presso la Facoltà di Scienze della Formazione della libera Università di Bolzano, ma necessita di una preparazione adeguata, finalizzata alla formazione di un “clown al servizio della persona“. Tante cose dobbiamo ancora imparare e questo è uno stimolo assolutamente inesauribile.